L’analisi delle variazioni cromatiche, meglio nota come “colorimetria”, consente di definire, attraverso l’individuazione delle rispettive coordinate RGB, un modello matematico in base al quale la percezione dei colori possa essere misurata. L’analisi dunque consente non solo di individuare perfettamente la cromaticità, ma anche di determinare le variazioni cromatiche della superficie, trattata e non. Ad esempio, applicato su un intonaco, è possibile determinare la differenza di colore fra un pigmento della parte integra e uno della parte degradata. Essa restituisce, per ciascuna area-campione, e per ciascuna tipologia di misura (SCI/SCE), i valori dello spazio colorimetrico.
La misura del colore consiste nell’analisi della luce riflessa dal materiale, illuminato da una sorgente luminosa standard. Un’apposita strumentazione (colorimetro), collegata ad un calcolatore, consente di eseguire la misura colorimetrica con l’ausilio di un apposito diagramma di cromaticità.Sull’area sottoposta a misurazione, viene poggiato l’oculare del colorimetro; lo strumento, in grado di fornire un’indicazione quantitativa del colore misurato, è in grado di rilevare anche le differenze cromatiche impercettibili all’occhio umano. E’ possibile confrontare ad esempio, le eventuali differenze cromatiche, sviluppatesi a seguito di alterazioni indotte da materiali protettivi o consolidanti, utilizzati in fase di restauro.Il colore della luce riflessa ottenuto, viene determinato mediante l’esplicitazione di tre parametri, quali: luminosità, tono e purezza.Per determinare le differenze cromatiche a partire dalle coordinate del colore, di un campione di riferimento, o standard, e la superficie cromatica da indagare, si applica la formula di differenza di colore cielab (l*, a*, b*), utile per rappresentare le valutazioni colorimetriche di superficie colorate.Nella caratterizzazione dei materiali da costruzione, viene anche effettuata una prova colorimetrica per determinare l’indice di giallo, inteso come fenomeno di alterazione della superficie a seguito di fenomeni ossidativi del componenti superficiali.
Lo spazio di colore L*a*b* (noto anche come CIELAB) è ampiamente usato in tutti i campi. In questo spazio di colori, L* indica la luminosità mentre a* e b* le coordinate di cromaticità.
La rappresentazione grafica, mostra gli spazi di colore più importanti. Un problema di fondamentale importanza per lo sviluppo dei colorimetri, è rappresentato proprio dalla sensibilità dell’occhio umano.
In biofisica, Il colore inteso come la percezione visiva, è generato da impulsi nervosi ad opera di appositi fotorecettori posti all’interno della retina. Questi, colpiti da una radiazione elettromagnetica, ad una determinata lunghezza d’onda, compresa nello spettro della luce visibile, inviano un segnale direttamente al cervello, che associa, la radiazione, al colore.
Il colore di per sé, è ottenuto dalla mescolanza dei tre attributi quali tinta, luminosità e saturazione.
La Tinta è il termine usato nel mondo del colore, per classificare il rosso, il giallo, il blu e tutte le possibili combinazioni. Sebbene il giallo e il rosso siano infatti, due tinte completamente diverse, combinando il giallo con il rosso si ottiene l‘arancione, combinando il giallo con il blu si ottiene il verde, combinando il blu con il rosso si ottiene il viola, e così via.
In relazione alla luminosità invece, i colori possono essere suddivisi in chiari e scuri. Si consideri, ad esempio, il giallo di un limone e quello dello zafferano. Senza dubbio il giallo del limone risulterà più chiaro. Inoltre, la luminosità può essere misurata indipendentemente dalla tinta.
La saturazione, è invece indicativa della brillantezza. È un attributo del tutto distinto rispetto alla tinta e alla luminosità. Per cui, tornando all’esempio del limone, questo avrà sicuramente una maggior brillanza, rispetto al giallo di una pera.