L’esame è condotto al fine di evidenziare la presenza di vernici e protettivi, scritte offuscate, successivi ritocchi e ridipinture che appaiono sotto forma di macchie più scure rispetto alla policromia originale (che fluoresce). Questa tecnica è utilizzata principalmente nella fase di accertamento dello stato di degrado dell'opera e, più in particolare, nella verifica dell'esistenza e dell'estensione delle parti non originali del tessuto pittorico. Oltre che sui manufatti pittorici la tecnica può essere utilizzata per lo studio delle patine distribuite su sculture in pietra, oppure per localizzare stuccature sui dipinti murali.
Il fenomeno fisico alla base di questo esame è la fluorescenza ultravioletta nel campo del visibile che consiste nella riemissione quasi istantanea, a lunghezze d’onda maggiori, della radiazione inviata sull’oggetto. La radiazione ultravioletta opportunamente filtrata viene inviata sull’oggetto, possibilmente in maniera uniforme attraverso due fonti di radiazione elettromagnetica. La riemissione del campione nello spettro del visibile viene acquisita attraverso una fotocamera anch’essa filtrata in modo da registrare la sola radiazione nel visibile, bloccando l’ultravioletto riflesso dalla superficie e eventualmente l’infrarosso presente nell’ambiente.
Il fenomeno della fluorescenza riguarda prevalentemente i materiali organici che possono dare risposte diverse (fluorescenze colorate) secondo la loro natura chimica. Generalmente queste fluorescenze aumentano d’intensità con il procedere dell’invecchiamento delle sostanze stesse.